Pensieri per Daniele

Fai tornare indietro il tempo Fammi rivedere il mondo Fammi vivere la vita fino all’ultimo secondo. …”

In questa pagina alcuni pensieri e testimonianze di parenti, amici e conoscenti lasciati per Daniele.

Chiunque volesse, può lasciare il suo “racconto” qui sotto, a fondo pagina.

Facciamo in modo che il suo ricordo, il suo sorriso, la gioia che ci trasmetteva continuino a vivere in ogni momento della nostra vita.

DANIELE VIVE !

Di sotto una canzone scritta da Andrea Taloni per Daniele, lui si prestò molto a questa iniziativa donando alcune perle di saggezza che si possono ascoltare all’interno del brano. La canzone si intitola: “Gigolò” 


Pensieri lasciati per Daniele
:

“La vita ti da delle gioie e dei gran dolori,lo scorso anno ho perso mio fratello, ho perso un amico, ho perso un cugino,dei gran dolori che ti segnano e ti cambiano.
Vai avanti,spesso ricordi ( quasi sempre) i ricordi inerenti a Daniele sono bellissimi e divertenti..mi è rivenuta in mente una pasquetta che venne a casa mia dove avevo organizzato un pranzo improvvisato..fu una giornata bellissima dove come al solito divenne il mattatore con i suoi racconti..
Quanto ci manchi Daniele.”  ( Alessandro Zita ) 

“Non posso dire, purtroppo, di essere stato un amico di Daniele. Non posso raccontare di uscite o di vacanze o di donne.
Siamo stati colleghi per qualche tempo circa 14 anni fa.
Ricordo perfettamente la prima volta che l’ho incontrato. Eravamo nella sede della ditta che ci aveva appena assunto.
Seduto a questo tavolo di vetro, camicia, occhiali, orologio, sfogliava un Messaggero con molta tranquillità.
I ricordi poi del lavoro al Ministero, i turni le sigarette e i caffè al vetro.
Un giorno siamo saliti su al bar a prendere un caffè, io e lui appoggiati al bancone. A un certo punto mi guarda e dice indicando dietro di me “Tiè, pijate sti spicci”
Mi giro e affianco a noi c’era il Ministro dell’Economia in persona. Daniele li col suo sorriso, impassibile e menefreghista.
Li penso di aver capito su Roma e sui romani più di quanto avrei potuto capire su mille libri o trattati sociologici.
Le risate, i calcinacci, se non ricordo male mi parlava all’epoca che andava giù al mare a Latina,a Torre Astura.
Quei due anni al MEF ho conosciuto lui, Zita, Spaccatrosi e Getuli tanti altri. Gente come loro e come Daniele che rendono Roma la città più bella de ‘sto mondo.
Non lo vedevo da anni, ma non l’ho mai dimenticato.
Ciao Danie’!”  (Fabio V.)

“Noi siamo cresciuti per strada,tra gioie e insidie di quartiere,ma qnto ci siamo divertiti…dal tufello alla scuola,dal calcio alle vacanze…una sera a terracina prendemmo dei riscio’ in affitto e ci si rincorrreva dietro con altri amici…io Daniele con altri stavamo insieme e scappavamo dall inseguimento di nostri amici ….all improvviso abbiamo girato pensando fosse una strada invece era c era un cancello di una villa…ruota rotta e risate a nn finire….come nn si poteva ride co Daniele..” (Fabio Franceschini)

“Grazie a nome mio e di Rocco che nomina il papà come se l’avesse visto ieri per ultima volta!” (Rossella) 

“Sera a tutti,sono Fabio Franceschini,io con Daniele ci sono cresciuto,al nostro tufello. Giocavamo da piccoli,ci siamo trovati a frequentare la stessa classe alle elementari,abbiamo giocato insieme a pallone e ,grazie a mio padre,abbiamo frequentato il campeggio Le pleiadi a Terracina. Ho tanti ricordi belli,alcuni anche brutti ma,con Battistelli1 c era sempre da ridere. Racconto solo questa…5 anni di elementari lo abbiamo passati uno ad un banco e L altro più lontano possibile ,qsto perché appena ci si guardava ridevamo e nn finivano più…sei un grande Danie,e dispiace che alcuni nn ti hanno capito…”  (Fabio Franceschini)

“Era una fredda sera di dicembre, nel lontano 1992. Li conobbi Daniele, scendeva di casa con una bandana in testa e si accingeva a prendere il suo scooter, un metropolis.
Che camminata e che faccia da duro che c’avevi ma mi sei subito piaciuto, si subito, perché l’impressione che mi hai dato, fu si di un tipo duro, ma con un sorriso da “morbido”. Nel tempo ho capito che quella faccia da duro era una “finta immagine” di chi era cresciuto in una delle tante borgate romane, quella faccia con molte cose da raccontare e nello stesso tempo la faccia che serve per vivere in quelle zone. Da lì quante ne abbiamo fatte insieme, ma tante, proprio tante, non basterebbe un libro di molte pagine per raccontarle tutte e poi come ben sai non sono un grande scrittore. Si ti parlo al presente perché così che ho voglia… Ma te lo ricordi l’aceto in faccia? Quante risate! E il mio giubbotto di pelle??? Aoh voglio vedere quando me lo ridai!! Che faccia facevi quando te lo chiedevo, quel sorriso che stringeva una marlboro come a dirmi “stai bene così”. Sai che cè il passato vissuto con te voglio portarmelo dentro al cuore, ma un paio di cose voglio dirtele, ma solo un paio, anche perché se fossero de più me immagino che faccia faresti:
Grazie per averti conosciuto, Grazie per essere stato “un meraviglioso zio” oltre che uno splendido unico padre, e lì dove sei, ti affido una parte di me, di te posso fidarmi come nessuno mai, dagli un occhiata e soprattutto fallo giocà .. Ora e per sempre
GRAZIE LELE mio..” (Tony)

“Addio fratello mio .lo sai quello che eri e sarai sempre per me un fratello .ti hanno tolto la vita .ma non ti toglieranno nel cuore e nella mente di chi ti ha amato.per quella meravigliosa persona che eri ..addio frate.”  (Marco Repechini) 

Da lassù guarda e proteggi tutte le persone che ti vogliono bene …. Sei stato e sarai sempre il grande Dandy
Se puoi…… fai che si faccia giustizia per te e per tutti coloro che ti vogliono bene ❣ (Stefania Pontecorvi)

“il 30 Dicembre del 2006 andammo a cena da Alfredo a Via Isonzo in 5/6,io non lavoravo già più al MEF,mi ricordo che portai un pensierino una cazzata a tutti,a Daniele presi un portasigarette..non dimenticherò mai (cosi come non ho dimenticato la data precisa) quando prese il suo pacchetto di Chesterfield per metterlo dentro;con una classe un modo di fare unico mi ringraziò.
Sono sempre io che ringrazio qualcuno di avermelo fatto conoscere.” (Alessandro Zita) 

“Vogliamo ricordare quando l’ azienda stava chiamando per licenziare (causa ridimensionamento), uno tra lui e Massimetto e lui stava al mare a Terracina col cell spento ed è riuscito a scamparla per queso? Aveva un altro passo 😀” (Spakka)

“Sei stato un Gigante amico mio.
Vorrei non averti mai perso, è stato un Onore averti vissuto.
Ti porterò sempre nel mio cuore” (Andrea Jhon Pacifici)

“Io di Daniele mi ricordo le sigarette , gli sguardi quando passava una e le partite di calcetto tutti assieme…..”
(Giovanni Perrotta)

“Lasciato il senato torno in azienda ero tornato anche io!!! E li che stava yutto il giorno davanti il pc a cercare qualcosa che anche lui non sapeva cosa lo vedovo e gli offrivo un caffe alle macchinette e ricordavamo molto spesso i bei tempi passati al MEF cone se fossero potuti tornare quei tempi!!un po per tutti e due!!! “(Ivan Di Tofano)

“QUANDO SI LICENZIO’ DA….
Era un periodo duro a lavoro: ci facevano contratti di lavoro mensili.
Ogni inizio mese veniva la società (non cito il nome) e ci presentava un nuovo contratto con scadenza a fine mese.
Noi ovviamente tutti un po’ arrabbiati, ma ci dicevano di non preoccuparci perché era una maniera per poter pressare il Ministero, che anche lui, pagava mensilmente.
Finché arrivò un giorno: “basta, oggi non firmo”. Disse.
Io: “ma che non firmi: guarda che è un modo per pressare il cliente”.
Lui: “non me ne frega niente, non firmo”.
E non firmò. E si licenziò. Senza avere un altro lavoro.
Istintivo, capoccione: se si impuntava su una cosa, non c’erano cazzi.” (Andrea Jhon Pacifici) 

LE SCARPE DA GINNASTICA (TRAINER)
Un giorno in pausa, guardo le sue scarpe: Adidas Trainer, gialle e nere.
“Belle ste scarpe”.
“L’ho prese da mi sorella. Te le prendo pure a te?”
All’epoca, non sapevo manco come si chiamasse la sorella, non sapevo manco che lavorasse in un negozio di articoli sportivi.
La cosa mi colpì molto perché era la prima volta che lui esponeva la sua famiglia.
Eravamo due tipi diversi: io da caciarone qual ero, lo portai dentro la mia famiglia molto presto.
Lui invece no, come se avesse sempre una sorta di protezione verso la sua famiglia.
Mi parlava sempre del nipote, ma non sapevo neanche lui come si chiamasse (che poi si chiama Andrea come me).
Per la cronaca mi prese le Trainer, bianche e grigie: ce l’ho ancora a casa, mezze distrutte, ma non le butterò mai! (Andrea Jhon Pacifici) 

“Quindi pranzavo io, poi caffè e sigaretta.
Ecco, sotto il portico, durante la sigaretta, ne uscivano di tutti i colori.
Quelle che ricordo in particolare sono 2.
Era andato in fissa con una signora del secondo piano.
Non la conosceva, quindi non ci ha mai parlato, ma ogni volta che passava era la stessa storia.
Bella donna, per carità, ma secondo me un po’ attempata.
Perciò lo prendevo in giro: “Guarda che quella c’hai i nipoti”
Risposta: “Se se, too fa vedè lei”
E ogni volta che passava sta tiritera, tra le risate e le prese in giro generali.
Oggi quando la incontro, ancora ci penso.
Ma la più eclatante era un’altra storia.
C’era una donna, un po’ accattivante, un po’ stronza, dai capelli particolari: ci chiedevamo sempre se quei capelli fossero veramente i suoi.
Frase di lui: “me la porto a letto, la faccio spoglià e guardo de che colore c’ha i peli della sorca: poi me ne vado!”
A distanza di anni, ancora rido.”  (Andrea Jhon Pacifici) 

“IN DISCOTECA A BUDONI
Della vacanza in Sardegna ricordo un episodio su tutti: Ferragosto in discoteca.
Arriva la sera di Ferragosto e noi iniziammo a girare per cercare un locale dove passare la serata.
Eravamo in 10 tra cui, 3 spagnoli amici miei: 2 ragazze ed il fratello di una di loro.
Dopo tanto girare, arriviamo in questa discoteca tra Agrustos e Budoni: ci fanno entrare!
Entriamo e ci divertiamo: c’era pure Melissa Satta, e tra schiuma, e bevute arrivano le 6 del mattino.
Arrivato il momento di andare via, c’eravamo tutti, mancava solo Josè, il fratello di quella mia amica spagnola.
Non parlava una parola di italiano, ma, ubriaco perso, in parcheggio ci stava provando con una ragazza, lei non proprio bellissima.
Abbiamo aspettato un po’ che finisse, ma visto che continuava si alzò una voce….
“A Jose (senza accento), lascia perde ‘o scaldabagno che in machina semo 5, nun c’entramo”.
Io sto ancora buttato per terra a ride.” (Andrea Jhon Pacifici) 

“IL TRAGHETTO PER LA VACANZA IN SARDEGNA
A me piace organizzare, mi è sempre piaciuto.
Ho organizzato cene, vacanze, partite, tutto.
Quell’anno mi superai: organizzai una vacanza in Sardegna, a Dorgali.
Fino qua nulla di strano, la cosa particolare è con chi.
Ero riuscito a riunire, tutte persone che tra loro non c’entravano niente: l’unico collegamento per tutti ero io.
C’era 3 spagnoli, 2 di Tarquinia, 4 del MEF e io.
In più, non arrivavamo tutti nello stesso giorno: partimmo in 5 finimmo in 10!
Daniele fu l’ultimo ad arrivare, per una questione di ferie a lavoro.
Sennonché il giorno che doveva arrivare ad Olbia, il traghetto era in enorme ritardo.
Telefonate su telefonate tra Sardegna e Civitavecchia.
Lui che sbroccava: “John, me ne vado, torno a Roma”
Alla fine, riuscii a far arrivare al porto un “comitato di accoglienza” da Tarquinia, composto da mia sorella e una coppia di amici, che gli fecero compagnia per il tempo necessario prima della partenza del traghetto.
Quella notte, in 3 facemmo mattina a San Teodoro, per andare a prenderlo a Olbia alle 5 di mattina.
Era così: buono e bravo, ma se sbroccava….” (Andrea Jhon Pacifici) 

“Era una bella mattina di primavera inoltrata, già faceva caldo. Il luogo…sempre il MEF.
I locali dove eravamo dislocati erano due stanzoni divisi da una specie di androne con delle porte a vetri.
Io e Daniele nella nostra mitica postazione IMAC nell’attesa che arrivasse il cronico ritardario Getuls (un semi artista ansioso)…eravamo intenti a preparare il lavoro della giornatae saltuariamente a navigare su internet tra siti di scommesse e notizie sportive on-line o forse siti ambigui di donnacce…non ricordo bene :-).
Dalla parte opposta alla nostra era già presente una collega responsabile del gruppo helpdesk…tutta di bianco vestita. Ad un certo punto la collega si alza per andare in bagno e…aveva i pantaloni tutti macchiati di sangue…(erano quei giorni lì per le donne). Daniele che proprio in quel momento si era voltato verso di lei l’ha vista e con la sua classica aria scanzonata ha proferito le seguenti parole: “Ca… me s’ha che ciai un problema”…
Ancora sto a ride…
Non te l’ho mai detto ma ti volevo e ti voglio e ti vorrò sempre bene…mi manchi
Ale” (Alessandro il DOC Perfetti)

Io Daniele lo prendevo a piccole dosi un po’ perchè io so un cacacazzi con tutte le mie attività, un po’ perchè all’inizio conoscendolo poco lo vedevo un po’ sulle sue, poi ho capito che era solo timidezza.
Non mi definisco un suo amico ma sicuramente mi ha fatto fare grosse risate con le sue battute, le battute piu belle sono quelle di chi parla poco e quando parla lascia il segno.
Grazie a Spakka e Zita che mi ci hanno messo in comunicazione lui si è aperto alle mie iniziative e abbiamo scoperto un talento comico di primo ordine.
Purtroppo non riesco più a trovare un file audio di un dialogo sui quartieri tra me, John ( Magliana ) e lui ( Tufello ) che è da sentirsi male.
Una sera ho avuto anche il privilegio di guardare “Il giaguaro” rimorchiare al Random … che artista.
Tutti nasciamo a moriamo soli ma quello che conta è che nel nostro viaggio sia per tanto che per poco tempo ci arricchiamo entrando in contatto con altre persone.
Beh sono sicuro di parlare a nome di tutti, lui ci ha arricchito (Andrea Taloni) 

Ingiustizia italiana

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25 risposte a Pensieri per Daniele

  1. Alessandro Zita scrive:

    Di Daniele voglio raccontare il giorno che l’ho conosciuto,ai tempi lavoravo ancora al MEF all’Helpdesk.
    C’era stato l’ingresso della nuova ditta quelli che avevano preso l’appalto che avevano vinto la gara,della vecchia guardia eravamo rimasti in pochini,ci conoscevamo ormai da anni eravamo con alti e bassi un gruppo unito e sapere che sarebbero arrivati quelli “nuovi” ci dava un po’ di preoccupazione..più che altro non sapevamo che tipo di persone avremmo incontrato.
    Da li a poco si apri la porta dei locali dell’Helpdesk con un referente del Ministero che entrò facendo strada ad una miriade (per noi abituati ad un gruppo ristretto erano tantissimi) di ragazzi tutti vestiti da “primo giorno” di lavoro giacca e cravatta,tutti tranne uno..un ragazzone che ad occhio era un po’ più grande di età di tutti gli altri,vestito in maniera semplice camicia con le maniche arrotolate e jeans.
    Me lo ricordo come se fosse ieri che dissi ad un collega :”L’unico che non sta giacca e cravatta scommetti che è il più forte de tutti?”
    Da li a poco tutti sti ragazzi nel cortile parlavano tra di loro,io che ancora fumavo all’epoca usci per farmi una sigaretta ed il primo con cui parlai fu proprio lui,l’unico non vestito da “primo giorno di lavoro”
    “Daniele” “Alessandro” “Piacere”
    Fu un attimo,l’unico non in giacca e cravatta era il più forte di tutti…

  2. Francesca bucci scrive:

    Io e Daniele ci conosciamo da una vita la mia e la sua famiglia sono amici da trent’anni.Abbiamo passato delle meravigliose serate ma la più divertente per me fu quando facemmo una cena di fine estate,il giorno dopo saremmo ripartiti tutti.Mi ubriacai come mai avevo fatto prima tanto che mio fratello dovette riportarmi in braccio al letto,fu una serata memorabile.Il giorno dopo lo passai a vomitare e tu passando di li con quel tuo sorriso dolcissimo continuamente mi chiedevi:”come te senti!”e ti scappava il ghigno.Ciao Danie’ti voglio bene,te ne vorrò sempre.

  3. spakka scrive:

    Grazie Francesca di questo tuo ricordo :).
    Se ci riesci prova a far scrivere qualcosa a tuo fratello che ho sentito nominare tanto da Daniele e il quale, credo, sia uno dei migliore amici che aveva.
    Ciao e grazie ancora
    Alessandro

  4. Andrea John Pacifici scrive:

    IO E DANIELE

    Di storie da raccontare ne ho molte ma voglio iniziare con la prima e per me più importante: io e lui.
    Conobbi Daniele al MEF, dove lavoravo e lavoro in pianta stabile dal 1999.
    A quei tempi una nuova azienda prese le redini dei servizi di cui mi occupavo.
    Con l’arrivo di questa nuova azienda, arrivarono molti nuovi tecnici (tra cui appunto Daniele, e Spacca)
    Io a quei tempi non lavoravo più in Help Desk, però ho sempre mantenuto un legame molto stretto con i colleghi del servizio.
    Ogni volta scendevo a trovarli, andavamo a prendere un caffè o a pranzo insieme, organizzavamo uscite o cene.
    Un giorno un collega, caro amico, Alessandro Zita, mi disse: “a John, c’è uno che devi conosce”.
    Premetto che eravamo un gruppo un po’ particolare.
    Forse eravamo un po’ monotematici, i nostri argomenti erano sempre gli stessi: calcio, mangiare, donne, film cult, ed una marea di cazzate che ci facevano fare sempre un sacco di risate.
    Ma più che altro, ciò che ci distingueva veramente, è che eravamo lontani da certe dinamiche di palazzo, noi pensavamo solo a lavorare, ad aiutare il collega in difficoltà,non ad emergere o fare carriera con i soliti mezzucci classici.
    Questo ci rendeva un gruppo un po’ ristretto: si, magari andavamo tutti insieme, anche per prendere un caffè, ma tra noi sapevamo di chi ci si poteva fidare.
    In questo contesto, sentire uno “di noi”, dirmi che c’era uno che DOVEVO conoscere, mi incuriosì molto.
    Chi era questo per aver meritato così tanta attenzione?
    Me lo presentarono, lui e Spacca.
    Niente di particolare la presentazione: piacere, Daniele.
    Col tempo avrei conosciuto anche quella discrezione, di quando ci eravamo conosciuti.
    Non potevo pensare di essere di fronte ad un personaggio assoluto, uno di quelli che passa poche volte nella vita di una persona.
    La nostra amicizia è iniziata a crescere col passarne del tempo, spontaneamente.
    Due spiriti liberi, nessuno doveva niente a nessuno: niente smancerie, semplicemente ci eravamo trovati nello stesso posto al momento giusto.
    Single lui, single io, io sfegatato della Juve, lui della Roma, io di destra, lui comunque contro la destra (non mi ha mai ammesso di essere di sinistra), lui sfacciato ed intraprendente con le donne, io molto più timido e insicuro: un mix, un cocktail, un’amicizia con alla base la lealtà, il divertimento…e le prese per il culo (che risate!).
    Romano, molto romano, ma non nel senso negativo del termine: sicuramente nel dialetto ma neanche così “greve”.
    Era romano nel modo di vivere: caffè al vetro, orologio a destra, le giocate al picchetto (Snai, ecc.) e le battute “di strada”, proprie di questa città.
    Ma quello che mi ha sempre sorpreso di lui era di una discrezione e un’attenzione incredibile, una persona estremamente educata, a dispetto di quello che la sua romanità poteva far sembrare.
    Attento ad un saluto, ad un sorriso, ad un comportamento.
    E specialmente con le donne, aveva un modo di fare, un sorriso accattivante, che mi faceva troppo ridere: amante vero delle donne.
    Ecco, certe cose ….non le posso scrivere  
    Ho avuto la fortuna di averlo nella mia vita per 10 anni.
    La nostra amicizia mi ha insegnato molto, è stato un bel periodo il nostro.
    Ricorderò sempre una persona leale, divertente, sincera, spontanea: uno che…si DOVEVA conoscere!
    Questo era lui.
    Ho scritto questo racconto perché queste cose non vengano mai dimenticate, non sarebbe giusto: ringrazio Spacca per la bellissima iniziativa.
    E spero che arrivino al piccolo Rocco: Daniele, almeno questo, se lo merita.
    Ciao Batti

  5. Andrea John Pacifici scrive:

    CON MIA SORELLA E MIA CUGINA
    Con il tempo, eravamo entrati sempre più in confidenza, tanto che ormai era parte della mia vita.
    E della mia famiglia.
    Praticamente lo conoscevano quasi tutti, nella mia famiglia.
    Passavamo spesso serate a casa di mia sorella, con i miei cugini.
    Ma io in quel periodo avevo iniziato a frequentarmi con quella che poi sarebbe diventata mia moglie, quindi ogni tanto ero impegnato.
    Lui però continuava a vedersi con mia sorella e con mia cugina Francesca.
    Mia sorella un giorno mi disse una sua frase, detta da lui in una delle loro serate.
    “John, per me è un fratellino”.
    Non so se lo disse per tranquillizzare la situazione.
    Io non sono mai stato troppo geloso di mia sorella, non ha mai voluto questo tipo di “controllo” della sua vita.
    Però questo fa capire che tipo di persona era lui, che tipo di lealtà aveva verso gli amici.

  6. Andrea John Pacifici scrive:

    IL TRAGHETTO PER LA VACANZA IN SARDEGNA
    A me piace organizzare, mi è sempre piaciuto.
    Ho organizzato cene, vacanze, partite, tutto.
    Quell’anno mi superai: organizzai una vacanza in Sardegna, a Dorgali.
    Fino qua nulla di strano, la cosa particolare è con chi.
    Ero riuscito a riunire, tutte persone che tra loro non c’entravano niente: l’unico collegamento per tutti ero io.
    C’era 3 spagnoli, 2 di Tarquinia, 4 del MEF e io.
    In più, non arrivavamo tutti nello stesso giorno: partimmo in 5 finimmo in 10!
    Daniele fu l’ultimo ad arrivare, per una questione di ferie a lavoro.
    Sennonché il giorno che doveva arrivare ad Olbia, il traghetto era in enorme ritardo.
    Telefonate su telefonate tra Sardegna e Civitavecchia.
    Lui che sbroccava: “John, me ne vado, torno a Roma”
    Alla fine, riuscii a far arrivare al porto un “comitato di accoglienza” da Tarquinia, composto da mia sorella e una coppia di amici, che gli fecero compagnia per il tempo necessario prima della partenza del traghetto.
    Quella notte, in 3 facemmo mattina a San Teodoro, per andare a prenderlo a Olbia alle 5 di mattina.
    Era così: buono e bravo, ma se sbroccava….

  7. spakka scrive:

    Mi ricordo che quel giorno sono stato circa 2 ore al telefono con lui a convincerlo a rimanere li, di aspettare il traghetto e Giorgia che stava partendo da Tarquinia.
    Quanto ha smaniato quel pomeriggio…come sempre non je disse bene…piena estate, lui deve partire e che succede? Mare forza 10 e vento modella bora de Trieste 🙂

  8. Andrea John Pacifici scrive:

    IN DISCOTECA A BUDONI
    Della vacanza in Sardegna ricordo un episodio su tutti: Ferragosto in discoteca.
    Arriva la sera di Ferragosto e noi iniziammo a girare per cercare un locale dove passare la serata.
    Eravamo in 10 tra cui, 3 spagnoli amici miei: 2 ragazze ed il fratello di una di loro.
    Dopo tanto girare, arriviamo in questa discoteca tra Agrustos e Budoni: ci fanno entrare!
    Entriamo e ci divertiamo: c’era pure Melissa Satta, e tra schiuma, e bevute arrivano le 6 del mattino.
    Arrivato il momento di andare via, c’eravamo tutti, mancava solo Josè, il fratello di quella mia amica spagnola.
    Non parlava una parola di italiano, ma, ubriaco perso, in parcheggio ci stava provando con una ragazza, lei non proprio bellissima.
    Abbiamo aspettato un po’ che finisse, ma visto che continuava si alzò una voce….
    “A Jose (senza accento), lascia perde ‘o scaldabagno che in machina semo 5, nun c’entramo”.
    Io sto ancora buttato per terra a ride.

  9. Andrea John Pacifici scrive:

    Quindi pranzavo io, poi caffè e sigaretta.
    Ecco, sotto il portico, durante la sigaretta, ne uscivano di tutti i colori.
    Quelle che ricordo in particolare sono 2.
    Era andato in fissa con una signora del secondo piano.
    Non la conosceva, quindi non ci ha mai parlato, ma ogni volta che passava era la stessa storia.
    Bella donna, per carità, ma secondo me un po’ attempata.
    Perciò lo prendevo in giro: “Guarda che quella c’hai i nipoti”
    Risposta: “Se se, too fa vedè lei”
    E ogni volta che passava sta tiritera, tra le risate e le prese in giro generali.
    Oggi quando la incontro, ancora ci penso.

    Ma la più eclatante era un’altra storia.
    C’era una donna, un po’ accattivante, un po’ stronza, dai capelli particolari: ci chiedevamo sempre se quei capelli fossero veramente i suoi.
    Frase di lui: “me la porto a letto, la faccio spoglià e guardo de che colore c’ha i peli della sorca: poi me ne vado!”
    A distanza di anni, ancora rido.

  10. Andrea John Pacifici scrive:

    LE SCARPE DA GINNASTICA (TRAINER)
    Un giorno in pausa, guardo le sue scarpe: Adidas Trainer, gialle e nere.
    “Belle ste scarpe”.
    “L’ho prese da mi sorella. Te le prendo pure a te?”
    All’epoca, non sapevo manco come si chiamasse la sorella, non sapevo manco che lavorasse in un negozio di articoli sportivi.
    La cosa mi colpì molto perché era la prima volta che lui esponeva la sua famiglia.
    Eravamo due tipi diversi: io da caciarone qual ero, lo portai dentro la mia famiglia molto presto.
    Lui invece no, come se avesse sempre una sorta di protezione verso la sua famiglia.
    Mi parlava sempre del nipote, ma non sapevo neanche lui come si chiamasse (che poi si chiama Andrea come me).
    Per la cronaca mi prese le Trainer, bianche e grigie: ce l’ho ancora a casa, mezze distrutte, ma non le butterò mai!

  11. Andrea John Pacifici scrive:

    QUANDO SI LICENZIO’ DA….
    Era un periodo duro a lavoro: ci facevano contratti di lavoro mensili.
    Ogni inizio mese veniva la società (non cito il nome) e ci presentava un nuovo contratto con scadenza a fine mese.
    Noi ovviamente tutti un po’ arrabbiati, ma ci dicevano di non preoccuparci perché era una maniera per poter pressare il Ministero, che anche lui, pagava mensilmente.
    Finché arrivò un giorno: “basta, oggi non firmo”. Disse.
    Io: “ma che non firmi: guarda che è un modo per pressare il cliente”.
    Lui: “non me ne frega niente, non firmo”.
    E non firmò. E si licenziò. Senza avere un altro lavoro.
    Istintivo, capoccione: se si impuntava su una cosa, non c’erano cazzi.

  12. spakka scrive:

    Stessa cosa fece in Senato. Fu incolpato di aver risposto male ad un Senatore quando invece lo fece un collega (che rimase in silenzio senza ammettere la colpa). Giorni e giorni a convincerlo di andare insieme a parlare con il funzionario e spiegargli la situazione…ma lui niente, non c’è stato modo di fargli capire che se non andavamo a chiarire l’equivoco lo avrebbero cacciato come poi accadde. Perso quel lavoro poi gli andò a rotoli una cosa dopo l’altra….

  13. Ivan(cinghio) scrive:

    Lasciato il senato torno in azienda ero tornato anche io!!! E li che stava yutto il giorno davanti il pc a cercare qualcosa che anche lui non sapeva cosa lo vedovo e gli offrivo un caffe alle macchinette e ricordavamo molto spesso i bei tempi passati al MEF cone se fossero potuti tornare quei tempi!!un po per tutti e due!!!

  14. spakka scrive:

    Quando si attaccava al telefono della scrivania tua per ore ed ore 🙂

  15. Giovanni Perrotta scrive:

    Io di Daniele mi ricordo le sigarette , gli sguardi quando passava una e le partite di calcetto tutti assieme…..
    Giovanni

  16. Andrea Taloni scrive:

    Io Daniele lo prendevo a piccole dosi un po’ perchè io so un cacacazzi con tutte le mie attività, un po’ perchè all’inizio conoscendolo poco lo vedevo un po’ sulle sue, poi ho capito che era solo timidezza.
    Non mi definisco un suo amico ma sicuramente mi ha fatto fare grosse risate con le sue battute, le battute piu belle sono quelle di chi parla poco e quando parla lascia il segno.
    Grazie a Spakka e Zita che mi ci hanno messo in comunicazione lui si è aperto alle mie iniziative e abbiamo scoperto un talento comico di primo ordine.
    Purtroppo non riesco più a trovare un file audio di un dialogo sui quartieri tra me, John ( Magliana ) e lui ( Tufello ) che è da sentirsi male.
    Una sera ho avuto anche il privilegio di guardare “Il giaguaro” rimorchiare al Random … che artista.

    Tutti nasciamo a moriamo soli ma quello che conta è che nel nostro viaggio sia per tanto che per poco tempo ci arricchiamo entrando in contatto con altre persone.

    Beh sono sicuro di parlare a nome di tutti, lui ci ha arricchito

  17. Alessandro scrive:

    Era una bella mattina di primavera inoltrata, già faceva caldo. Il luogo…sempre il MEF.
    I locali dove eravamo dislocati erano due stanzoni divisi da una specie di androne con delle porte a vetri.
    Io e Daniele nella nostra mitica postazione IMAC nell’attesa che arrivasse il cronico ritardario Getuls (un semi artista ansioso)…eravamo intenti a preparare il lavoro della giornatae saltuariamente a navigare su internet tra siti di scommesse e notizie sportive on-line o forse siti ambigui di donnacce…non ricordo bene :-).
    Dalla parte opposta alla nostra era già presente una collega responsabile del gruppo helpdesk…tutta di bianco vestita. Ad un certo punto la collega si alza per andare in bagno e…aveva i pantaloni tutti macchiati di sangue…(erano quei giorni lì per le donne). Daniele che proprio in quel momento si era voltato verso di lei l’ha vista e con la sua classica aria scanzonata ha proferito le seguenti parole: “Ca… me s’ha che ciai un problema”…
    Ancora sto a ride…
    Non te l’ho mai detto ma ti volevo e ti voglio e ti vorrò sempre bene…mi manchi

    Ale

  18. spakka scrive:

    Vogliamo ricordare quando l’ azienda stava chiamando per licenziare (causa ridimensionamento), uno tra lui e Massimetto e lui stava al mare a Terracina col cell spento ed è riuscito a scamparla per queso? Aveva un altro passo 😀

  19. Alessandro scrive:

    il 30 Dicembre del 2006 andammo a cena da Alfredo a Via Isonzo in 5/6,io non lavoravo già più al MEF,mi ricordo che portai un pensierino una cazzata a tutti,a Daniele presi un portasigarette..non dimenticherò mai (cosi come non ho dimenticato la data precisa) quando prese il suo pacchetto di Chesterfield per metterlo dentro;con una classe un modo di fare unico mi ringraziò.
    Sono sempre io che ringrazio qualcuno di avermelo fatto conoscere.

  20. Tony scrive:

    Era una fredda sera di dicembre, nel lontano 1992. Li conobbi Daniele, scendeva di casa con una bandana in testa e si accingeva a prendere il suo scooter, un metropolis.
    Che camminata e che faccia da duro che c’avevi ma mi sei subito piaciuto, si subito, perché l’impressione che mi hai dato, fu si di un tipo duro, ma con un sorriso da “morbido”. Nel tempo ho capito che quella faccia da duro era una “finta immagine” di chi era cresciuto in una delle tante borgate romane, quella faccia con molte cose da raccontare e nello stesso tempo la faccia che serve per vivere in quelle zone. Da lì quante ne abbiamo fatte insieme, ma tante, proprio tante, non basterebbe un libro di molte pagine per raccontarle tutte e poi come ben sai non sono un grande scrittore. Si ti parlo al presente perché così che ho voglia… Ma te lo ricordi l’aceto in faccia? Quante risate! E il mio giubbotto di pelle??? Aoh voglio vedere quando me lo ridai!! Che faccia facevi quando te lo chiedevo, quel sorriso che stringeva una marlboro come a dirmi “stai bene così”. Sai che cè il passato vissuto con te voglio portarmelo dentro al cuore, ma un paio di cose voglio dirtele, ma solo un paio, anche perché se fossero de più me immagino che faccia faresti:
    Grazie per averti conosciuto, Grazie per essere stato “un meraviglioso zio” oltre che uno splendido unico padre, e lì dove sei, ti affido una parte di me, di te posso fidarmi come nessuno mai, dagli un occhiata e soprattutto fallo giocà .. Ora e per sempre
    GRAZIE LELE mio..

  21. Fabio scrive:

    Sera a tutti,sono Fabio Franceschini,io con Daniele ci sono cresciuto,al nostro tufello. Giocavamo da piccoli,ci siamo trovati a frequentare la stessa classe alle elementari,abbiamo giocato insieme a pallone e ,grazie a mio padre,abbiamo frequentato il campeggio Le pleiadi a Terracina. Ho tanti ricordi belli,alcuni anche brutti ma,con Battistelli1 c era sempre da ridere. Racconto solo questa…5 anni di elementari lo abbiamo passati uno ad un banco e L altro più lontano possibile ,qsto perché appena ci si guardava ridevamo e nn finivano più…sei un grande Danie,e dispiace che alcuni nn ti hanno capito…

  22. Rossella scrive:

    Grazie a nome mio e di Rocco che nomina il papà come se l’avesse visto ieri per ultima volta!

  23. Fabio Franceschini scrive:

    Noi siamo cresciuto per strada,tra gioie e insidie di quartiere,ma qnto ci siamo divertiti…dal tufello alla scuola,dal calcio alle vacanze…una sera a terracina prendemmo dei riscio’ in affitto e ci si rincorrreva dietro con altri amici…io Daniele con altri stavamo insieme e scappavamo dall inseguimento di nostri amici ….all improvviso abbiamo girato pensando fosse una strada invece era c era un cancello di una villa…ruota rotta e risate a nn finire….come nn si poteva ride co Daniele..

  24. Fabio V. scrive:

    Non posso dire, purtroppo, di essere stato un amico di Daniele. Non posso raccontare di uscite o di vacanze o di donne.
    Siamo stati colleghi per qualche tempo circa 14 anni fa.
    Ricordo perfettamente la prima volta che l’ho incontrato. Eravamo nella sede della ditta che ci aveva appena assunto.
    Seduto a questo tavolo di vetro, camicia, occhiali, orologio, sfogliava un Messaggero con molta tranquillità.
    I ricordi poi del lavoro al Ministero, i turni le sigarette e i caffè al vetro.
    Un giorno siamo saliti su al bar a prendere un caffè, io e lui appoggiati al bancone. A un certo punto mi guarda e dice indicando dietro di me “Tiè, pijate sti spicci”
    Mi giro e affianco a noi c’era il Ministro dell’Economia in persona. Daniele li col suo sorriso, impassibile e menefreghista.
    Li penso di aver capito su Roma e sui romani più di quanto avrei potuto capire su mille libri o trattati sociologici.
    Le risate, i calcinacci, se non ricordo male mi parlava all’epoca che andava giù al mare a Latina,a Torre Astura.
    Quei due anni al MEF ho conosciuto lui, Zita, Spaccatrosi e Getuli tanti altri. Gente come loro e come Daniele che rendono Roma la città più bella de ‘sto mondo.

    Non lo vedevo da anni, ma non l’ho mai dimenticato.

    Ciao Danie’!

  25. Alessandro scrive:

    La vita ti da delle gioie e dei gran dolori,lo scorso anno ho perso mio fratello, ho perso un amico, ho perso un cugino,dei gran dolori che ti segnano e ti cambiano.
    Vai avanti,spesso ricordi ( quasi sempre) i ricordi inerenti a Daniele sono bellissimi e divertenti..mi è rivenuta in mente una pasquetta che venne a casa mia dove avevo organizzato un pranzo improvvisato..fu una giornata bellissima dove come al solito divenne il mattatore con i suoi racconti..
    Quanto ci manchi Daniele.

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