Il giorno che Diego divenne Andrea…
Alle nove di sera del 24 Agosto, mentre papà Alessandro raccontava a Francesco la storia del gigante di Villa Lazzaroni e mamma Elisabetta si accarezzava dolcemente la pancia al fresco di una panchina, Andrea decise che era ora di prendere coraggio ed iniziare a percorrere quel piccolo “tunnel” da dove si intravedeva uno spiraglio di luce e che lo avrebbe condotto verso la sua futura famiglia. Il cuore della sua mamma per nove mesi gli aveva tenuto compagnia raccontandogli per filo e per segno ogni giornata della sua futura famiglia, di quanto furbo e sensibile fosse il suo fratellino, del suo futuro papà così pazzo e giocarellone ma soprattutto di quanto bella, dolce ed unica fosse mamma Elisabetta. Lo spazio nella casetta che aveva occupato per nove mesi, si andava ristringendo sempre più, era impossibile rimanere, il tempo di radunare le forze, farsi un’ultima mangiata dal quel “cordone” che lo nutriva da settimane, guardare per un’ultima volta la sua “cameretta”, ringraziare con le lacrime agli occhi il cuore della sua mamma e via, avanti a tutta forza verso il mondo!
“Perchè fanno i fuochi di artificio papà” – domandò Francesco , insonne ed eccittato dai racconti assurdi del suo papà.
“Li fanno perchè è nato un bambino, li hanno fatti anche quando sei nato tu ed ora li faranno anche quando nasce Andrea” – gli rispondo .
“No, si chiama Diego” – ribatte deciso Francesco .
” Nella pancia i bimbi hanno un nome , ora lui si chiama Diego, ma quando esce fuori si chiamerà Andrea, lo ha deciso lui, lo ha detto a mamma. Anche tu, nella pancia eri Tommaso, poi quando sei uscito hai deciso di chiamarti Francesco” – gli rispondo divertito.
“Io non voglio che viene Diego” – ribatte Francesco lentamente chiudendo gli occhi ed addormentandosi con un piccolo broncio sul volto, sono le ventitré e un quarto.
A volte, arrivo alla sera che ho il serbatoio scarico di racconti e follie da raccontargli e fargli fare, Elisabetta mi paragona al protagonista di “Big Fish”, il libro di Daniel Wallace.
Assonato mi rigiro nel letto e mi accorgo che la mia dolce “panciona” non è accanto a me, la luce in camera da pranzo è accesa, si starà facendo la sua solita camomilla, vorrei raggiungerla ma non ce la faccio proprio, me sò preso pure na pistacca de valeriana e biancospino, capite bene come potevo stà….. mi addormento che sono circa le ventitré e mezza.
“Ale, mi sa che ci siamo” – una voce lontana, sembra arrivarmi nelle orecchie, mi accorgo che mi sono addormentato vestito ( un caso?) e che Elisabetta è accanto a me che segna sulla settimana enigmistica l’orario delle sue contrazioni. Sono le ventitré e quaranta, c’ho un sonno boia, e spero che non sia davvero l’ora , anzi spero che sia un falso allarme come la settimana scorsa.
Diego- Andrea dovrebbe nascere il 4 settembre, ma la ginecologa ci ha messo una sana e sadica “ansia” dicendoci, da maggio, che Elisabetta avrebbe sicuramente partorito subito dopo ferragosto. Ci sono stati talmente tanti “al lupo al lupo” , che anche stavolta penso e spero, per il sonno che mi attanaglia , che sia uno di questi.
La frenesia, l’agitazione di quando nacque Francesco è stata spazzata via, ora vige, la calma e fortunatamente sappiamo a cosa andremo incontro. Mi raggomitolo nella sovracoperta dell’Ape Maia , rubata dal lettino di Francesco, e richiudo incosciamente gli occhi.
“Ale che facciamo? Qui diventano regolari” .
Prendo consapevolezza che stavolta ci siamo davvero, anche perchè Elisabetta, a differenza mia, il dolore lo sa sopportare bene, quindi mi scrollo l’Ape Maia di dosso e comincio a segnare le contrazioni anche io, più di quello un uomo in quelle circostanze non pò fa, prendiamo atto della nostra inutilità durante tutto l’arco temporale del parto futuri padri!
Le contrazioni arrivano con una certa regolarità, quindi mi sa che tocca inizià a radunà le “truppe” ed organizzarsi per l’arrivo di Diego-Andrea.
Una telefonata a nonno Sergio e nonna Lucia che verrano da Francesco, una telefonata a nonna Elena e nonno Mario che ci accompagneranno all’Ospedale , un messaggio a quella “rompicojoni” de mi sorella e mi ritrovo all’una e quaranta a chiudere la porta di casa con indosso la mia maglietta scaramantica bianca a strisce viola che avevo anche alla nascita di Francesco nel 2011.
Nell’ascensore il mio “demone” si fa sotto :
“Ecco che ora questo merdoso ascensore che tanto maledici, a cui regali calci, su cui attacchi caccole sul pulsante dove abita la cicciona ignorante, che lasci aperto appositamente per metterlo fuori servizio, si fermerà e tu non potrai accompagnare tua moglie in ospedale! Ecco che la sana vendetta di questo vecchio e puzzolente ascensore avrà inzio,ecco che …………..” finalmente arrivo allo zero e corro via scacciando il mio “malefico” demone.
Apro il portone e davanti a me, sulla strada, trovo un piccolo ciuccio di colore blu ….scaramantico e superstizioso come sono che faccio non lo prendo? Me lo metto in tasca e mi avvio a prendere la macchina.
Il pub sotto casa è ancora aperto, passo davanti ai tavoli all’aperto, ci sono alcune persone che discutono e senza pensarci troppo afferro un bicchiere e bevo un sorso di birra da uno di questi lasciando i ragazzi che ne stavano usufruendo meravigliati ed increduli.
“Scusate sta nascendo mio figlio” e lasciando 10€ sul tavolo li invito a bere alla mia salute.
Metto in moto la macchina, arrivo sotto casa, carico Elisabetta e via, direzione Policliclino Gemelli.
La Tangenziale è chiusa dalle ventitre, quando esco a Montesacro e passo sotto casa di Rino Gaetano, prego Elisabetta de fammelo nasce lì Diego-Andrea 😀 , ma niente non ce casca….capirai , se me nasceva a Via Nomentana Nuova, 53 e chi me reggeva più poi? 🙂
Arriviamo al Pronto Soccorso del Gemelli e attendiamo che la ginecologa visiti Elisabetta.
A sorpresa arriva un ginecologo, mo segnateve sta cosa, i ginecologi del Gemelli non so belli, de più, er più brutto assomiglia ad Alessio Boni…
Detto fatto, ci mandano alla velocità della luce in sala parto, sono le due e mezza passate.
Nella mente rivivo l’esperienza fatta per Francesco, lo stesso percorso, lo stesso ascensore, l’arrivo davanti alla sala dove nascono i bimbi e la stessa intensa emozione per quello che accadde tre anni e mezzo fa. La sala che assegnano ad Elisabetta per la lunga “maratona” è la Mimosa, io mi imbrago con cappellino, camice e copriscarpe e mi appresto a raggiungere Elisabetta in stanza.
Iniziano le prime “visite”, le ostetriche, le infermiere, le ginecologhe , il parto sembra essere a buon punto, le contrazioni sono belle “ignoranti” ed Elisabetta “reclama” la sua droga, l’oppio delle donne gravide : l’Epidurale ! Ecco l’anestesista , un ragazzo… poteva esse brutto? Macchè, un altro che sembra uscito dalla reclame de Dolce e Gabbana.
Nel frattempo che la “drogano” io devo attendere fuori, in sala d’attesa oltre a nonno Mario e nonna Elena ci sono anche mia sorella e Luna.
Quando rientro da Elisabetta, l’effetto dell’epidurale sta già facendo effetto, io comincio a ricevere i primi messaggi su whatsapp di amici e parenti. Inizia una fitta corrispondenza di circa un paio d’ore tra il Policlinico Gemelli e la Bolivia, dove ci sono Margherita e Maurizio, dei nostri amici che si sono trasferiti li per lavoro, dove io tra video e messaggini cerco di resocontare il tutto a quei due “pazzi” oltreoceano e a far sorridere Elisabetta che nel frattempo cerca di riposarsi aspettando che Diego-Andrea arrivi al “casello” e cominci l’ultimo tratto di strada che lo divide dalle sue braccia.
Tra una telefonata, una whatsuppata, delle canzoni che girano nelle cuffie e un libro che non trova la mia giusta concentrazione, arriva il primo cambio turno tra le dottoresse che hanno seguito Elisabetta all’arrivo in sala parto. Sono già le sette! Quando siamo arrivati sembrava che fosse un parto rapido, ed invece sono passate già ben cinque ore ! L’epidurale ha i suoi grandiosi benefici ma rallenta drasticamente le contrazioni .
Quando arriva l’ostetrica che farà nascere Diego-Andrea , capisco che per Elisabetta sarà molto, molto ardua! Una donnona vecchio stampo, una che sa il fatto suo, un sergente di ferro per le sue assistenti, una che non fa della delicatezza il suo forte e che bada al sodo! Saranno cazzi amari per Elisabetta che fino all’ultimo sperava di ritrovare la dolce ostetrica che fece nascere Francesco e che invece ha di fronte sto donnone arbusto , massiccio e incazzato.
“Eli mo so cazzi tua, questa è ignorante fracica” – le mie parole di rassicurazione verso Elisabetta che ha cominciato l’ultima fase del travaglio. Sono li per questo no? Infondere sicurezza a mia moglie e soprattutto cercare di rassicurarla ! Ma cosa posso fare se non il buffone in questi casi? L’uomo a cosa serve durante il parto? A un benemerito cazzo! Sono li per questo, cercare di sdrammatizzare e caricare a pallettoni Elisabetta!
Arrivano le otto e un quarto , manca pochissimo, nella stanza si precipitano circa dodici persone, entrano i macchinari e arriva la piccola dose di ansia…vabbeh che sta nascendo il figlio del direttore di spakka.info…ma dodici persone???!!!
Elisabetta è un leone, spinge , attacca, (me sembra De Rossi co la giugulare al collo), ma Diego-Andrea sembra proprio averci ripensato e non si decide ad uscire.
Ed è li, mentre sento mia moglie urlare, lottare, soffrire per far nascere quella creatura che tiene in grembo da nove mesi, che sedendomi su una sedia , capisco che un papà, per tutto il bene che può fare per un figlio, per tanto bravo che possa essere , non potrà mai e dico mai arrivare a donare in tutta la sua vita, ciò che una mamma da al suo bambino in quei nove mesi e durante il parto. Ed è mentre rifletto su queste cose che all’improvviso sento il pianto liberatorio di Andrea! Eccolo che è arrivato ( un viaggio paragonabile per durata a Roma-Lecce in automobile) , eccolo che ha trovato la forza ed il coraggio di uscire e presentarsi alla sua mamma e vedere un uomo in lacrime ancora seduto sulla sedia, a pochi metri da lui, che piange come un deficente con le gambe che gli tremano per la gioia.
Eccolo Andrea , tutto sporco che fa il suo primo bagnetto, la sua prima pesata e prende i primi voti della sua vita.
Per Elisabetta purtroppo l’avventura non finisce qui e deve essere operata, lo vengo a sapere quando rientro nella sala parto dopo aver dato il lieto evento ai nonni , Sabrina e Luna . Andrea nel frattempo è stato trasferito al nido , sono circa le nove e trenta e quando finalmente rivedo Elisabetta è quasi mezzogiorno. Dopo il parto anche un intervento ..sempre per ricollegarsi al discorso dell’amore di una mamma verso il suo bambino!
La scena più dolce di quei giorni in ospedale ce l’ha regalata sicuramente Francesco il giorno in cui ha voluto venire a conoscere il suo Fratellino . Non posso e non riesco a descrivere la sua faccia emozionata nel vedere Andrea e l’apprensione verso la sua mamma con le canule delle flebo..se ci ripenso mi viene da piagere nuovamente 🙂 .
Non so il motivo per cui Francesco volesse chiamare il suo fratellino Diego, glielo abbiamo chiesto tantissime volte senza mai avere nessuna risposta, so benissimo invece perchè io, con il consenso di Elisabetta, ho deciso di chiamarlo Andrea e credo che lo sappiamo anche i miei amici del cortile……
Ed oggi , dopo più di dieci giorni, possiamo dire che per il secondo figlio si vivono con meno ansia i suoi primi giorni di vita , le apprensioni che si hanno nel gestire il “primo” non ci sono, ci si gode sicuramente meglio questa bellissima esperienza e cosa fondamentale si sa cosa si deve fare 🙂 .
Francesco alterna dei momenti di dolcezza a dei momenti di gelosia irrefrenabile (come normale che sia) .
Io, per il momento, posso prendere tra le braccia Andrea solamente quando Franz dorme o è al bagno, la prima volta che mi ha visto con il fratello mi ha detto perentoriamente :
“No tu no, mamma lo tiene”:) . Non accetterà mai di dividere il suo papà con un altro 🙂 .
Questo è quanto, assieme al 3 febbraio del 2011, grazie ad Elisabetta, ho vissuto una delle giornate più belle della mia vita, non ce stanno scudetti della propria squadra del cuore, non c’è Lazio in serie B che possa reggere il confronto con la felicità, la gioia, l’emozione di assietere alla nascita di un figlio concepito con la donna che ami.
Non potrò mai, in nessuna maniera regalare ad Elisabetta gioie così grandi come quelle che mi ha regalato il 3 febbraio del 2011 con la nascita di Francesco e del 25 agosto con la nascita di Andrea. Grazie amore mio !
oltre che padre….dovevi scrivere…avresti vinto il premio CAMPIELLO…^_^
M’hai fatto emoziona di nuovo…dovresti fa lo scrittore…no l’informatico!!!
Proprio bello come l’hai raccontato! <3
Auguri a tutti voi. 🙂
(Ale mi ha detto del tuo sito)
grazie mi è sembrato di essere lì tanti punti esclamativi
grande papà e grande Bettaaaaa
p.s. non mi funziona la punteggiatura in alto sui tasti, quindi non posso fare i punti esclam
Grazie Daniela 🙂
Vi aspettiamo a casa per conoscere Andrea allora !
Grazie Sarah!
Un abbraccio con la speranza di rivederci presto!
MOLTO COMMOVENTE……Mi hai fatto rivivere l’esperienza , ma dal tuo punto di vista.
Complimenti …poetico e letterato papa’. Non potevi fare di meglio….fuori e dentro la sala parto !! E poi mi piace come scrivi!!
ehehehe
Sei di parte dai 🙂